La figura di Pietro Barliario, medico e mago vissuto a Salerno nel XII secolo è sempre stata sospesa tra mito e realtà storica. Molte le leggende che lo hanno riguardato e che hanno fatto sì che venisse costruita un’immagine al tempo stesso di uomo di medicina e negromante. Si narra che addirittura avesse avuto una cattedra nella Scuola Medica Salernitana, che era in quel periodo nel pieno del suo splendore.
La sua fama di indagatore dell’occulto ha prodotto una serie di episodi fantastici che lo hanno visto protagonista: in seguito ad un patto col demonio venne in possesso di un libro magico in grado di fornirgli poteri soprannaturali che lo portarono a trasformare la materia o a preparare pozioni magiche in grado di far innamorare ogni donna.
Per la città di Salerno la leggenda più conosciuta è quella che lo vede costruttore dei Ponti di via Arce, resti di un acquedotto medievale appartenente al convento di San Benedetto che, secondo la tradizione popolare, venne edificato in una notte d’inverno fra Portarotese e la Fiera Vecchia dal mago con l’aiuto di un diavolo: di qui il nome conosciuto oggi come “Ponte dei Diavoli”.
Stando ai racconti popolari, in seguito alla morte di due nipotini che, entrando di nascosto nel laboratorio del mago, aprirono i libri di magia nera e morirono intossicati dalle sostanze che vi si sprigionarono, Barliario preso dal rimorso, bruciò tutti i suoi libri magici. Ritiratosi nel monastero di San Benedetto, rimase in preghiera davanti al crocifisso di legno dipinto sull’altare supplicando il perdono di Dio e battendosi il petto per tre giorni consecutivi.
Al terzo giorno si verificò il miracolo quando il volto di Cristo si sollevò e aprì gli occhi in segno di perdono. Convertitosi, prese i voti e si stabilì nel monastero di San Benedetto dove la leggenda vuole che sia scomparso all’età di novantatré anni nel venerdì santo del marzo 1149. A ricordo di questa conversione furono in molti a voler pregare di fronte al crocifisso – che peraltro è oggi conservato in una sala del Museo Diocesano “San Matteo” – e, da allora, nacque in città la tradizione salernitana della “Fiera del Crocifisso”, che si svolge ogni venerdì di marzo, in pieno periodo quaresimale.
La figura di Pietro Barliario, medico e mago vissuto a Salerno nel XII secolo è sempre stata sospesa tra mito e realtà storica. Molte le leggende che lo hanno riguardato e che hanno fatto sì che venisse costruita un’immagine al tempo stesso di uomo di medicina e negromante. Si narra che addirittura avesse avuto una cattedra nella Scuola Medica Salernitana, che era in quel periodo nel pieno del suo splendore.
La sua fama di indagatore dell’occulto ha prodotto una serie di episodi fantastici che lo hanno visto protagonista: in seguito ad un patto col demonio venne in possesso di un libro magico in grado di fornirgli poteri soprannaturali che lo portarono a trasformare la materia o a preparare pozioni magiche in grado di far innamorare ogni donna.
Per la città di Salerno la leggenda più conosciuta è quella che lo vede costruttore dei Ponti di via Arce, resti di un acquedotto medievale appartenente al convento di San Benedetto che, secondo la tradizione popolare, venne edificato in una notte d’inverno fra Portarotese e la Fiera Vecchia dal mago con l’aiuto di un diavolo: di qui il nome conosciuto oggi come “Ponte dei Diavoli”.
Stando ai racconti popolari, in seguito alla morte di due nipotini che, entrando di nascosto nel laboratorio del mago, aprirono i libri di magia nera e morirono intossicati dalle sostanze che vi si sprigionarono, Barliario preso dal rimorso, bruciò tutti i suoi libri magici. Ritiratosi nel monastero di San Benedetto, rimase in preghiera davanti al crocifisso di legno dipinto sull’altare supplicando il perdono di Dio e battendosi il petto per tre giorni consecutivi.
Al terzo giorno si verificò il miracolo quando il volto di Cristo si sollevò e aprì gli occhi in segno di perdono. Convertitosi, prese i voti e si stabilì nel monastero di San Benedetto dove la leggenda vuole che sia scomparso all’età di novantatré anni nel venerdì santo del marzo 1149. A ricordo di questa conversione furono in molti a voler pregare di fronte al crocifisso – che peraltro è oggi conservato in una sala del Museo Diocesano “San Matteo” – e, da allora, nacque in città la tradizione salernitana della “Fiera del Crocifisso”, che si svolge ogni venerdì di marzo, in pieno periodo quaresimale.