Tra il 639 e il 640 d.C. i Longobardi di Arechi I del Ducato di Benevento decisero di strappare la città di Salerno al domino bizantino senza grandi spargimenti di sangue. Nel 646 Salerno entrò a far parte del Ducato di Benevento.
Dopo la sconfitta dei longobardi a Pavia, nel 774, Arechi II decise di creare una nuova capitale fortificata in grado di poter resistere all’avanzata di Carlo Magno ed eccellere nei rapporti con Bisanzio e Roma.
La città sorgeva in un luogo facilmente difendibile: era protetta a nord dai monti e dal castello che dominava la collina, mentre la piana del Sele rappresentava un luogo in cui ospitare i profughi scampati alla conquista della Lomgobardia Maior.
Nella primavera del 787 Arechi II si trasferì con la famiglia e la sua corte proprio a Salerno, di cui aveva fortificato la cinta muraria. Nell’aprile dello stesso anno ricevette gli ambasciatori franchi nel palazzo da lui fatto edificare e stipulò una pace onorevole. Allo stesso tempo si impegnò a pagare un tributo annuo di 7000 soldi, offrendo in ostaggio il figlio più giovane, Grimoaldo, assieme ad altri dodici nobili beneventani.
La rifondazione di Salerno rientra in quei pochi casi di città di scarsa rilevanza istituzionale che, durante l’età longobarda, rappresentarono centri di sola organizzazione territoriale, civile o ecclesiastica. La città continuò ad essere sede principesca anche dopo la morte di Arechi II, avvenuta il 26 agosto del 787, attraverso il figlio Grimoaldo III, fino ad allora tenuto in ostaggio ad Aquisgrana.