Salerno, nel 1843, fu la prima provincia d’Italia ad istituire una biblioteca pubblica: era il periodo in cui la città e il suo territorio facevano parte del regno borbonico con la denominazione di Principato Citra – soltanto nel 1862, in seguito all’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, la provincia di Principato Citra fu soppressa e l'ente fu riorganizzato secondo le istituzioni sabaude, cambiando definitivamente denominazione in Provincia di Salerno –.
La diffusione delle idee romantiche e risorgimentali determinarono un forte interesse per la storia e le tradizioni, princìpi a cui si ispirarono personaggi come Francesco Cerenza – professore di discipline filosofiche e matematiche del Real Liceo – che sostennero la realizzazione di una Biblioteca. E, nel 1843, il Consiglio Provinciale ne deliberò la fondazione con ubicazione in due locali destinati agli esami del Real Liceo, - oggi sede del Convitto Nazionale in piazza Abate Conforti – e fu proprio il Cerenza a ricoprire il ruolo di bibliotecario ed essere artefice della costituzione del primo nucleo librario della Biblioteca Provinciale, formato da circa 500 volumi facenti parte della sua raccolta privata.
Tante travagliate vicende hanno scandito la storia della Biblioteca in poco meno di due secoli: dalle guerre ai trasferimenti di sede – Palazzo Pinto, Palazzo Migliaccio-Grasso fino attuale sede in via Valerio Laspro – e all’indifferenza delle istituzioni a cui si sono contrapposti i direttori dell’istituto avvicendatisi e che hanno, invece, contribuito a mantenere viva la dignità e la nobiltà dei princìpi che animarono la Biblioteca sin dalla sua fondazione: da Andrea Sinno a Antonio Colombis e Pietro Borraro.
Cospicuo e prezioso il patrimonio librario custodito nella Biblioteca: dalle numerose donazioni di personaggi illustri che hanno dato vita ai Fondi Guariglia, Zottoli, Pinto, Capasso e Sorrentino per citare i più consistenti ai Manoscritti – circa 430 dei secoli XV-XIX, alcuni dei quali di gran pregio –, alle Pergamene – databili dal X secolo al ‘700 – e ben 83 Incunaboli, provenienti in maggioranza dai monasteri soppressi e dal Real Liceo, di cui due, i più antichi, del 1475. Tra i materiali rari e di pregio posseduti dalla Biblioteca si annoverano anche i circa 1500 volumi di edizioni del Cinquecento, la metà dei quali provenienti dal Convento della SS. Trinità di Baronissi e i cui argomenti trattati, come facilmente intuibile, sono la teologia e la filosofia nonché una cospicua presenza di Vangeli e Bibbie in latino illustrate.
Salerno, nel 1843, fu la prima provincia d’Italia ad istituire una biblioteca pubblica: era il periodo in cui la città e il suo territorio facevano parte del regno borbonico con la denominazione di Principato Citra – soltanto nel 1862, in seguito all’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, la provincia di Principato Citra fu soppressa e l'ente fu riorganizzato secondo le istituzioni sabaude, cambiando definitivamente denominazione in Provincia di Salerno –.
La diffusione delle idee romantiche e risorgimentali determinarono un forte interesse per la storia e le tradizioni, princìpi a cui si ispirarono personaggi come Francesco Cerenza – professore di discipline filosofiche e matematiche del Real Liceo – che sostennero la realizzazione di una Biblioteca. E, nel 1843, il Consiglio Provinciale ne deliberò la fondazione con ubicazione in due locali destinati agli esami del Real Liceo, - oggi sede del Convitto Nazionale in piazza Abate Conforti – e fu proprio il Cerenza a ricoprire il ruolo di bibliotecario ed essere artefice della costituzione del primo nucleo librario della Biblioteca Provinciale, formato da circa 500 volumi facenti parte della sua raccolta privata.
Tante travagliate vicende hanno scandito la storia della Biblioteca in poco meno di due secoli: dalle guerre ai trasferimenti di sede – Palazzo Pinto, Palazzo Migliaccio-Grasso fino attuale sede in via Valerio Laspro – e all’indifferenza delle istituzioni a cui si sono contrapposti i direttori dell’istituto avvicendatisi e che hanno, invece, contribuito a mantenere viva la dignità e la nobiltà dei princìpi che animarono la Biblioteca sin dalla sua fondazione: da Andrea Sinno a Antonio Colombis e Pietro Borraro.
Cospicuo e prezioso il patrimonio librario custodito nella Biblioteca: dalle numerose donazioni di personaggi illustri che hanno dato vita ai Fondi Guariglia, Zottoli, Pinto, Capasso e Sorrentino per citare i più consistenti ai Manoscritti – circa 430 dei secoli XV-XIX, alcuni dei quali di gran pregio –, alle Pergamene – databili dal X secolo al ‘700 – e ben 83 Incunaboli, provenienti in maggioranza dai monasteri soppressi e dal Real Liceo, di cui due, i più antichi, del 1475. Tra i materiali rari e di pregio posseduti dalla Biblioteca si annoverano anche i circa 1500 volumi di edizioni del Cinquecento, la metà dei quali provenienti dal Convento della SS. Trinità di Baronissi e i cui argomenti trattati, come facilmente intuibile, sono la teologia e la filosofia nonché una cospicua presenza di Vangeli e Bibbie in latino illustrate.