All’interno del Duomo di Salerno, accanto al monumento funebre dedicato alla regina Margherita di Durazzo, una porta permette l’accesso alla Cripta, mirabile esempio di magnificenza dell’arte barocca.
La ricchezza dei marmi a mosaici di stile fiorentino, l’oro profuso dei dipinti, il silenzio e la serenità che vi regna inducono alla meditazione e alla preghiera.
Datata 1081, come si evince dalle lapidi murate nel piccolo vano a nord e dalla deposizione, nel marzo dello stesso anno, delle reliquie di San Matteo e dei martiri alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell’Arcivescovo Alfano I, soltanto ad inizio del XVII secolo la Cripta ha assunto l’attuale aspetto. Fu infatti il vicerè di Napoli – Fernando Ruiz De Castro VI – a finanziare i lavori per la ristrutturazione; gli architetti Fontana progettarono uno spazio scenico e funzionale con la centralità del sepolcro, protetto da una balaustra di marmo: due gli altari che si presentano simili sia per chi scende dalla navata sinistra che per chi accede da quella destra. Doppie anche le statue di San Matteo che viene rappresentato seduto, in atto di scrivere il Vangelo con un angelo che regge un calamaio; la realizzazione fu opera dello scultore fiorentino Michelangelo Naccherino nel giugno del 1606.
Lungo le pareti della cappella sono collocate dieci sculture di marmo a mezzobusto, nove delle quali scolpite da Francesco Ragozzino nel 1759 e che rappresentano i primi vescovi salernitani; la decima statua è, invece, un’opera del XVI secolo raffigurante San Giovanni Battista probabilmente per ricordare che in quel luogo, un tempo, vi era una chiesa a lui dedicata ed abbattuta per edificare il Duomo.
Nell’abside centrale è collocato l’altare del 1753 della Scuola Medica Salernitana, su cui si adagiano i mezzibusti in bronzo dei tre ss. Martiri Salernitani – Caio, Ante e Fortunato – realizzati nel 1680 da Gian Domenico Vinaccia.
L’impatto di stupore e meraviglia che avvolge il visitatore accedendo alla Cripta è giustificato dal meraviglioso ciclo di 36 affreschi di cui si ricopre la volta, racchiusi in riquadri, la cui policromia si fonde perfettamente con la ricchezza degli intarsi. Sono rappresentate scene tratte dalla vita di Gesù così come sono state descritte da San Matteo: dall’Annunciazione della Vergine all'entrata di Gesù in Gerusalemme. Furono eseguiti, agli inizi del XVII secolo, dal maestro Belisario Corenzio – allievo del Tintoretto –, di origine greca ma molto attivo a Napoli e il cui stile era caratterizzato da elementi tipici della pittura manierista tardo rinascimentale.
All’interno del Duomo di Salerno, accanto al monumento funebre dedicato alla regina Margherita di Durazzo, una porta permette l’accesso alla Cripta, mirabile esempio di magnificenza dell’arte barocca.
La ricchezza dei marmi a mosaici di stile fiorentino, l’oro profuso dei dipinti, il silenzio e la serenità che vi regna inducono alla meditazione e alla preghiera.
Datata 1081, come si evince dalle lapidi murate nel piccolo vano a nord e dalla deposizione, nel marzo dello stesso anno, delle reliquie di San Matteo e dei martiri alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell’Arcivescovo Alfano I, soltanto ad inizio del XVII secolo la Cripta ha assunto l’attuale aspetto. Fu infatti il vicerè di Napoli – Fernando Ruiz De Castro VI – a finanziare i lavori per la ristrutturazione; gli architetti Fontana progettarono uno spazio scenico e funzionale con la centralità del sepolcro, protetto da una balaustra di marmo: due gli altari che si presentano simili sia per chi scende dalla navata sinistra che per chi accede da quella destra. Doppie anche le statue di San Matteo che viene rappresentato seduto, in atto di scrivere il Vangelo con un angelo che regge un calamaio; la realizzazione fu opera dello scultore fiorentino Michelangelo Naccherino nel giugno del 1606.
Lungo le pareti della cappella sono collocate dieci sculture di marmo a mezzobusto, nove delle quali scolpite da Francesco Ragozzino nel 1759 e che rappresentano i primi vescovi salernitani; la decima statua è, invece, un’opera del XVI secolo raffigurante San Giovanni Battista probabilmente per ricordare che in quel luogo, un tempo, vi era una chiesa a lui dedicata ed abbattuta per edificare il Duomo.
Nell’abside centrale è collocato l’altare del 1753 della Scuola Medica Salernitana, su cui si adagiano i mezzibusti in bronzo dei tre ss. Martiri Salernitani – Caio, Ante e Fortunato – realizzati nel 1680 da Gian Domenico Vinaccia.
L’impatto di stupore e meraviglia che avvolge il visitatore accedendo alla Cripta è giustificato dal meraviglioso ciclo di 36 affreschi di cui si ricopre la volta, racchiusi in riquadri, la cui policromia si fonde perfettamente con la ricchezza degli intarsi. Sono rappresentate scene tratte dalla vita di Gesù così come sono state descritte da San Matteo: dall’Annunciazione della Vergine all'entrata di Gesù in Gerusalemme. Furono eseguiti, agli inizi del XVII secolo, dal maestro Belisario Corenzio – allievo del Tintoretto –, di origine greca ma molto attivo a Napoli e il cui stile era caratterizzato da elementi tipici della pittura manierista tardo rinascimentale.