Al principe longobardo Arechi II, che regnò per quasi un trentennio – dal 758 al 787 –, si deve una consistente trasformazione urbanistica della città di Salerno anche riutilizzando vecchie strutture di epoca romana.
Sono piuttosto sconosciute le destinazioni di questi recuperi ad eccezione della chiesa paleocristiana sulla quale lo stesso Arechi imposterà la sua cappella palatina e l’antica cattedrale, certamente sorta nella parte più sacra di un tempio pagano.
Presso il litorale, a dimostrazione del suo potere, il principe fece edificare un magnifico palazzo con la cappella dei Santi Pietro e Paolo che sarebbe dovuto divenire di lì a poco la sua principale e preferita residenza.
Il palazzo utilizzò, per le proprie fondazioni, parte delle strutture delle terme romane già da tempo abbandonate: la Cappella Palatina, infatti, più comunemente nota come Chiesa di San Pietro a Corte, poggia sugli ambienti deputati al bagno freddo – frigidarium – di un complesso termale del II secolo che poi fu utilizzato, nel V secolo d.C., come necropoli dalle prime comunità cristiane di Salerno.
Del complesso arechiano è in parte superstite l’ambiente della Cappella Palatina alla quale, in origine, si accedeva soltanto dall’interno del palazzo; successivamente, a partire dal XVI secolo fu realizzata una scala esterna che distrusse in parte il loggiato originario.
Nel corso dei secoli la struttura subì diverse trasformazioni: gli ambienti della Cappella ospitarono, soprattutto nel XV e XVI secolo, il governo amministrativo della città. Risulta, infatti, da documenti cinquecenteschi che vi furono costruiti appositi banchi di legno da tribunale, dove si riunivano i sindaci e gli altri eletti dei nobili e del popolo. Tra l’altro la stessa cappella fu adibita anche al conferimento delle lauree in medicina della Scuola medica salernitana: le cerimonie erano molto sfarzose ed annunziate da un prolungato suono di campane.
Nel corso dei successivi secoli la Chiesa fu soggetta ad un progressivo degrado tanto da essere utilizzata come deposito militare durante la prima guerra mondiale; soltanto nel 1939 l’arcivescovo Monterisi la cedette alla Confraternita di Santo Stefano che si assunse l’onere di un restauro.
Oggi la chiesa di San Pietro a Corte rappresenta il documento di maggiore rilevanza storico archeologica del Centro storico di Salerno: oltre agli ambienti sottostanti – l’ipogeo – con le succitate tracce delle terme romane è da menzionare l’aspetto più particolarmente artistico costituito dagli affreschi del 1200, probabilmente opera di un’artista proveniente dai territori ellenici.
Fra le opere d’arte d’età moderna, invece, spicca la grande pala lignea – datata 1592 – raffigurante la Madonna con Bambino e Santi e attribuita a Decio Tramontano, pittore molto attivo nell’Italia Meridionale.
Al principe longobardo Arechi II, che regnò per quasi un trentennio – dal 758 al 787 –, si deve una consistente trasformazione urbanistica della città di Salerno anche riutilizzando vecchie strutture di epoca romana.
Sono piuttosto sconosciute le destinazioni di questi recuperi ad eccezione della chiesa paleocristiana sulla quale lo stesso Arechi imposterà la sua cappella palatina e l’antica cattedrale, certamente sorta nella parte più sacra di un tempio pagano.
Presso il litorale, a dimostrazione del suo potere, il principe fece edificare un magnifico palazzo con la cappella dei Santi Pietro e Paolo che sarebbe dovuto divenire di lì a poco la sua principale e preferita residenza.
Il palazzo utilizzò, per le proprie fondazioni, parte delle strutture delle terme romane già da tempo abbandonate: la Cappella Palatina, infatti, più comunemente nota come Chiesa di San Pietro a Corte, poggia sugli ambienti deputati al bagno freddo – frigidarium – di un complesso termale del II secolo che poi fu utilizzato, nel V secolo d.C., come necropoli dalle prime comunità cristiane di Salerno.
Del complesso arechiano è in parte superstite l’ambiente della Cappella Palatina alla quale, in origine, si accedeva soltanto dall’interno del palazzo; successivamente, a partire dal XVI secolo fu realizzata una scala esterna che distrusse in parte il loggiato originario.
Nel corso dei secoli la struttura subì diverse trasformazioni: gli ambienti della Cappella ospitarono, soprattutto nel XV e XVI secolo, il governo amministrativo della città. Risulta, infatti, da documenti cinquecenteschi che vi furono costruiti appositi banchi di legno da tribunale, dove si riunivano i sindaci e gli altri eletti dei nobili e del popolo. Tra l’altro la stessa cappella fu adibita anche al conferimento delle lauree in medicina della Scuola medica salernitana: le cerimonie erano molto sfarzose ed annunziate da un prolungato suono di campane.
Nel corso dei successivi secoli la Chiesa fu soggetta ad un progressivo degrado tanto da essere utilizzata come deposito militare durante la prima guerra mondiale; soltanto nel 1939 l’arcivescovo Monterisi la cedette alla Confraternita di Santo Stefano che si assunse l’onere di un restauro.
Oggi la chiesa di San Pietro a Corte rappresenta il documento di maggiore rilevanza storico archeologica del Centro storico di Salerno: oltre agli ambienti sottostanti – l’ipogeo – con le succitate tracce delle terme romane è da menzionare l’aspetto più particolarmente artistico costituito dagli affreschi del 1200, probabilmente opera di un’artista proveniente dai territori ellenici.
Fra le opere d’arte d’età moderna, invece, spicca la grande pala lignea – datata 1592 – raffigurante la Madonna con Bambino e Santi e attribuita a Decio Tramontano, pittore molto attivo nell’Italia Meridionale.