Nella cultura artistica rinascimentale meridionale, Andrea Sabatini nato nel 1480 ad Acquamela, nel circondario di Baronissi, rappresenta la personalità di maggiore spicco.
Nonostante non si conoscano opere certe del periodo iniziale dell’artista, c’è una fonte coeva che racconta di una formazione del pittore a Napoli tra la fine del ‘400 e gli inizi del 1500. Qui il Sabatini ebbe modo di conoscere l’opera del Perugino conservata nel duomo di Napoli – la Pala dell’Assunta – e ne rimase talmente folgorato dalla novità stilistica da maturare la decisione di mettersi in viaggio verso Roma.
È nella capitale che l’artista entrò nelle grazie di Raffaello con un periodo di apprendistato presso la sua bottega, partecipando poi anche alla decorazione delle Stanze Vaticane intorno al 1510. Proprio l’attenzione verso la maniera moderna, che stava maturando a Roma, ed il ruolo del pittore nell’aderirvi e nel propagarne i contenuti nella città partenopea gli valsero, da parte del biografo settecentesco Bernardo De Dominici, l’appellativo di “Raffaello di Napoli”.
La produzione per la committenza della città di Salerno è abbastanza cospicua, in particolar modo l’avvio di una collaborazione con l’Ordine benedettino che si protrarrà fino agli ultimi anni della sua esistenza.
Delle numerose opere, due in particolar modo si caratterizzano per l’originalità del suo stile sulla scorta delle conoscenze maturate a Roma e diffusesi negli stessi territori del Viceregno meridionale: il Polittico di Buccino (1512), proveniente dalla chiesa di S. Antonio ed ora alla Pinacoteca Provinciale di Salerno e la Pietà, conservata nel Museo Diocesano.
Il Polittico – con la Madonna delle Grazie, S. Michele Arcangelo ed i Santi Agostino e Antonio Abate – rispecchia una formula semplice basata su una regolarità delle geometrie, un forte senso plastico delle figure, colori vivaci ed una forte propensione all’ornamento visibile nei fondi in oro, nei gioielli e nei tessuti veri e propri. È una perfetta sintesi sabatiniana delle componenti tipiche di Raffaello e di Leonardo e naturalmente delle sue esperienze romane.
Di non molto successivo è il bellissimo dipinto della Pietà, proveniente dalla Cattedrale di Salerno ed ora al Museo Diocesano, nella quale si evidenziano in particolar modo il San Michele Arcangelo, indubbiamente la più classica e raffaellesca delle comparse, e i due apostoli – Matteo e Girolamo – che rimandano chiaramente alle meravigliose figure della “Scuola di Atene” di Raffaello.
Nella cultura artistica rinascimentale meridionale, Andrea Sabatini nato nel 1480 ad Acquamela, nel circondario di Baronissi, rappresenta la personalità di maggiore spicco.
Nonostante non si conoscano opere certe del periodo iniziale dell’artista, c’è una fonte coeva che racconta di una formazione del pittore a Napoli tra la fine del ‘400 e gli inizi del 1500. Qui il Sabatini ebbe modo di conoscere l’opera del Perugino conservata nel duomo di Napoli – la Pala dell’Assunta – e ne rimase talmente folgorato dalla novità stilistica da maturare la decisione di mettersi in viaggio verso Roma.
È nella capitale che l’artista entrò nelle grazie di Raffaello con un periodo di apprendistato presso la sua bottega, partecipando poi anche alla decorazione delle Stanze Vaticane intorno al 1510. Proprio l’attenzione verso la maniera moderna, che stava maturando a Roma, ed il ruolo del pittore nell’aderirvi e nel propagarne i contenuti nella città partenopea gli valsero, da parte del biografo settecentesco Bernardo De Dominici, l’appellativo di “Raffaello di Napoli”.
La produzione per la committenza della città di Salerno è abbastanza cospicua, in particolar modo l’avvio di una collaborazione con l’Ordine benedettino che si protrarrà fino agli ultimi anni della sua esistenza.
Delle numerose opere, due in particolar modo si caratterizzano per l’originalità del suo stile sulla scorta delle conoscenze maturate a Roma e diffusesi negli stessi territori del Viceregno meridionale: il Polittico di Buccino (1512), proveniente dalla chiesa di S. Antonio ed ora alla Pinacoteca Provinciale di Salerno e la Pietà, conservata nel Museo Diocesano.
Il Polittico – con la Madonna delle Grazie, S. Michele Arcangelo ed i Santi Agostino e Antonio Abate – rispecchia una formula semplice basata su una regolarità delle geometrie, un forte senso plastico delle figure, colori vivaci ed una forte propensione all’ornamento visibile nei fondi in oro, nei gioielli e nei tessuti veri e propri. È una perfetta sintesi sabatiniana delle componenti tipiche di Raffaello e di Leonardo e naturalmente delle sue esperienze romane.
Di non molto successivo è il bellissimo dipinto della Pietà, proveniente dalla Cattedrale di Salerno ed ora al Museo Diocesano, nella quale si evidenziano in particolar modo il San Michele Arcangelo, indubbiamente la più classica e raffaellesca delle comparse, e i due apostoli – Matteo e Girolamo – che rimandano chiaramente alle meravigliose figure della “Scuola di Atene” di Raffaello.