Salerno fu nel passato città di giardini e di orti grazie soprattutto al suo clima mite, all’abbondanza di acque sorgive ed alla fertilità dei suoli. La loro distribuzione nel tessuto urbano salernitano fu sicuramente legata al disegno delle mura ed alla disponibilità d’acqua: ad occidente, infatti, una serie di orti terrazzati furono ubicati lungo l’asse delle fortificazioni e del torrente Fusandola beneficiando delle copiose sorgenti situate alle falde del monte Bonadies. Tutta la zona orientale della città, invece, fino alla metà del X secolo fu caratterizzata da ampie aree destinate alle colture agrarie (da cui il nome di “Orto Magno”), distribuite nei pressi della cinta muraria e delle acque del torrente Faustino (oggi Rafastia); qui i giardini e gli orti si avvalevano dell’acqua proveniente da un notevole numero di pozzi e fornivano alle popolazioni , per tutto il Medioevo, oltre che fondamentali risorse alimentari anche un essenziale apporto delle erbe aromatiche ed officinali che tanta importanza avevano nella medicina di quell’epoca.
Mentre ad oriente con il passare dei secoli le terre persero il loro valore di orti per acquisire quello di vere e proprie superfici edificabili, i giardini dell’area del Fusandola, al contrario, sono ancora in gran parte esistenti. Essi erano, nella maggior parte dei casi, appezzamenti di terra protetti da sottili mura che avevano la doppia funzione di proteggere gli orti e di migliorare le condizioni microclimatiche interne. Tutti gli orti del Fusandola erano serviti da acquedotti di cui uno, costruito nel 1238 per conto del monastero femminile di Santo Spirito, prelevava l’acqua da una sorgente posta in un luogo denominato “Acquarola” e che attraverso un capillare sistema di erogazione, la distribuiva a numerosi orti tra cui il famoso Giardino della Minerva, scampato miracolosamente alle alluvioni ed edificazioni selvagge di quest’ultimo secolo.
Ciò che oggi appare evidente in questo giardino è una serie interessante di elementi architettonici di tipo sei-settecentesco; tra questi la lunga scalea che collega i vari livelli del giardino con una vasca o fontana su ogni ripiano, accompagnata da pilastri che sorreggono una pergola.
Nel XII secolo proprietaria di questi terreni fu la famiglia Silvatico e ciò fa presumere che verosimilmente Matteo Silvatico, famoso maestro della Scuola medica salernitana, vissuto tra il XIII e XIV secolo, fondasse proprio in questi luoghi il suo Orto dei “semplici”, cioè le erbe medicinali, dove compiva osservazioni botaniche ed esercitazioni didattiche con gli allievi della Scuola.
La fama di Matteo Silvatico è testimoniata anche dal Boccaccio nel Decameron dove l’insigne medico salernitano è ricordato con il nome di maestro Mazzeo detto montanus, in quanto la casa e gli orti dei Silvatico erano ubicati nel quartiere detto appunto Plaium montis.
Il giardino della Minerva è oggi unanimemente riconosciuto come il primo Orto botanico della storia.