Secondo una tradizione popolare, la Scuola Medica Salernitana, che per la sua fama valse a Salerno l’appellativo di Hippocratica Civitas, sorse probabilmente a cavallo tra il VII e VIII secolo in un luogo pervaso da un’atmosfera magica: i Ponti del Diavolo a via Arce.
Una leggenda racconta che sotto un arco dell’acquedotto, in una notte tempestosa, trovarono riparo quattro personaggi dotati di una cultura fuori dal comune: il greco Areteo, il latino Antonio, l’ebreo Isacco e l’arabo Abdul d’Aleppo. Antonio era ammalato e anche ferito; Areteo gli suggerì un impacco di melissa, Abdul di sfregare la ferita con della ruta, Isacco propose una medicina a base di issopo, una pianta officinale. Anche Antonio pensò di attendere l’alba per sgozzare un gallo nero e cospargerne il sangue sulla ferita. Dopo aver trascorso quella notte accampati e dopo aver constatato la pronta guarigione di Antonio, i quattro decisero di mettere a frutto le loro esperienze fondando, nel luogo dell’incontro, una scuola.
Secondo un’altra versione leggendaria, riportata dallo storico Antonio Mazza e tratta dall’apocrifa Chronica Elini, quattro Maestri – Elino (ebreo), Adela (arabo), Pontus (greco) e Salernus (latino) – a lungo vagarono in cerca di un luogo adatto per realizzare il loro sogno: una scuola per interpretare la scienza di Ippocrate.
Quando giunsero a Salerno, non andarono oltre: protetta dai venti, rinfrescata dalle acque delle sorgenti, rigogliosa per la ricca vegetazione, era il luogo che inseguivano da anni e vi posero così la loro dimora.
Come le leggende sembrano indicare, il denominatore comune era l’aspirazione che la scuola fosse una perfetta sintesi tra il sapere occidentale e le conoscenze orientali.
Il periodo delle origini della Scuola, dunque, rimane il più difficile da conoscere perché poco e male documentato; anche l’ubicazione originaria è tutt’oggi controversa. Alcuni, come il Mazza, ritengono che fosse situata sul monte Bonadies, nella parte alta della città nel perimetro della Salerno romana; altri invece ritenevano che due grandi aule del Duomo costituirono l’antica sede dei pubblici studi. Per lo storico Carella, invece, la sede della scuola, riportata anche da Antonio Mazza nella sua principale opera Historiarum epitome de rebus Salernitanis, altro non era che Palazzo Martuscelli, nel cuore del centro storico, nel cui ingresso tra l’altro è ubicata una fontana dove la tradizione vuole che venissero lavati i cadaveri prima di essere sezionati nella Scuola Medica.
È verosimilmente più probabile che all’epoca non vi fosse un unico edificio ma il numero delle sedi era proporzionale a quello dei medici che, per bravura e carisma, raccoglievano intorno a sé nuclei stabili di studenti.
Secondo una tradizione popolare, la Scuola Medica Salernitana, che per la sua fama valse a Salerno l’appellativo di Hippocratica Civitas, sorse probabilmente a cavallo tra il VII e VIII secolo in un luogo pervaso da un’atmosfera magica: i Ponti del Diavolo a via Arce.
Una leggenda racconta che sotto un arco dell’acquedotto, in una notte tempestosa, trovarono riparo quattro personaggi dotati di una cultura fuori dal comune: il greco Areteo, il latino Antonio, l’ebreo Isacco e l’arabo Abdul d’Aleppo. Antonio era ammalato e anche ferito; Areteo gli suggerì un impacco di melissa, Abdul di sfregare la ferita con della ruta, Isacco propose una medicina a base di issopo, una pianta officinale. Anche Antonio pensò di attendere l’alba per sgozzare un gallo nero e cospargerne il sangue sulla ferita. Dopo aver trascorso quella notte accampati e dopo aver constatato la pronta guarigione di Antonio, i quattro decisero di mettere a frutto le loro esperienze fondando, nel luogo dell’incontro, una scuola.
Secondo un’altra versione leggendaria, riportata dallo storico Antonio Mazza e tratta dall’apocrifa Chronica Elini, quattro Maestri – Elino (ebreo), Adela (arabo), Pontus (greco) e Salernus (latino) – a lungo vagarono in cerca di un luogo adatto per realizzare il loro sogno: una scuola per interpretare la scienza di Ippocrate.
Quando giunsero a Salerno, non andarono oltre: protetta dai venti, rinfrescata dalle acque delle sorgenti, rigogliosa per la ricca vegetazione, era il luogo che inseguivano da anni e vi posero così la loro dimora.
Come le leggende sembrano indicare, il denominatore comune era l’aspirazione che la scuola fosse una perfetta sintesi tra il sapere occidentale e le conoscenze orientali.
Il periodo delle origini della Scuola, dunque, rimane il più difficile da conoscere perché poco e male documentato; anche l’ubicazione originaria è tutt’oggi controversa. Alcuni, come il Mazza, ritengono che fosse situata sul monte Bonadies, nella parte alta della città nel perimetro della Salerno romana; altri invece ritenevano che due grandi aule del Duomo costituirono l’antica sede dei pubblici studi. Per lo storico Carella, invece, la sede della scuola, riportata anche da Antonio Mazza nella sua principale opera Historiarum epitome de rebus Salernitanis, altro non era che Palazzo Martuscelli, nel cuore del centro storico, nel cui ingresso tra l’altro è ubicata una fontana dove la tradizione vuole che venissero lavati i cadaveri prima di essere sezionati nella Scuola Medica.
È verosimilmente più probabile che all’epoca non vi fosse un unico edificio ma il numero delle sedi era proporzionale a quello dei medici che, per bravura e carisma, raccoglievano intorno a sé nuclei stabili di studenti.