Collocato sulla cima del monte Bonadies (ovvero “Buongiorno”, perché è il primo punto della città illuminato dal sole del mattino) e che oggi è intitolato al principe longobardo Arechi II, il Castello di Salerno affonda le sue radici fino all’epoca romana. Tito Livio fa riferimento all’antico “castrum” già a partire dal 197 a.C., periodo in cui l’antica fortezza aveva lo scopo di controllare i Picentini, una comunità proveniente dall’Italia centrale e trapiantata dai romani nei pressi dell’attuale Pontecagnano. Soltanto nel VI secolo d.C. viene costruita la prima vera fortificazione quadrangolare, la cosiddetta “turris maior”, che dall’alto sorveglia la città. Fu opera del generale bizantino Narsete, impegnato a scacciare i Goti dalla penisola. La torre rappresentò il vertice più alto di un poderoso sistema di mura che abbraccia e protegge la città, permettendone l’accesso attraverso sei porte Porta Rotese, Porta Elina, Porta Rateprandi, Porta di Mare, Porta Nocerina e Porta Respizzi.
Il normanno Roberto il Guiscardo è l’unico che riesce a conquistare il Castello, nel 1077.
Il periodo di massimo splendore del Castello risale all’epoca del principe longobardo Arechi II. Le mura vennero fortificate e Salerno abbellita: il principe si fece costruire in città una reggia sontuosa, all’interno della quale venne edificata persino una Chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo (oggi unica parte della reggia sopravvissuta al tempo). All’epoca il Castello vantava stalle, cucine, una cappella e alloggi per gli aristocratici, con svariate segrete e celle di tortura che gli fecero guadagnare il soprannome di “castellaccio”. Una leggenda popolare racconta che dal castello, attraverso uno di questi misteriosi antri sotterranei, un cunicolo porterebbe giù fino al Forte La Carnale, o Torrione, da cui appunto prende il suo nome il noto quartiere salernitano. Tuttavia, sarebbe più plausibile immaginare che il Castello fosse collegato ad un’altra torre, molto più vicina, chiamata “Bastiglia”. Molti sono gli oggetti rinvenuti nel corso dei rilievi archeologici che testimoniano il doppio volto della storia di questo Castello, sia di destinazione militare sia residenziale. Tante le ceramiche e il vasellame da mensa, come bicchieri, bottiglie di vetro, oggetti metallici di uso quotidiano e di tipo militare (tra cui lance, un pezzo di mazza ferrata, uno sperone a rotella e svariate punte di frecce). Non da ultimo, numerose monete: denari della zecca di Rouen, arrivati a Salerno tramite i normanni, tari siciliani, monete d’oro dell’epoca di Ruggiero I e Tancredi, tre follari di Costantinopoli, monete di bronzo databili III-II secolo a.C. e provenienti dall'odierna Ibiza.